Nerone


Verso la fine di maggio vengono portati al nostro rifugio due cani maschi, entrambi provenienti dal Comune di Pievebovigliana; per noi niente di particolare, purtroppo succede spesso e, quando non siamo al completo, abbiamo il dovere di ospitarli. Non potevamo sapere che uno di essi, Nerone, fosse un cane già famoso e che forse in un prossimo futuro lo diverrà ancora di più. Nerone, molto vecchio, era il cane del parroco di San Giovanni. Alla morte del padrone, egli rimase nel paese, rivolgendosi a molti per un po’ di cibo e di ospitalità pur volendo conservare la sua libertà. Particolarmente affezionata a Nerone è la signora Luisa Bergamin, residente a Roma ma che, appena può, viene a trascorrere con suo marito più o meno lunghi periodi nella graziosa cittadina. Saputo della cattura, la signora mi ha immediatamente contattato e in breve ha voluto liberare Nerone segnandolo a suo nome. Non finisce qui: contemporaneamente molti cittadini di Pieve si sono messi in contatto con la Lega Anti Vivisezione chiedendo addirittura alla responsabile nazionale del settore randagismo una lettera al Sindaco perché Nerone possa essere nominato “cane di quartiere”. Copia della richiesta è stata inviata al dott. Maurizio Costanzo, molto attento anche nei riguardi di questi problemi.

Augurandomi che il prof. Pietro Rivelli sia sensibile alla richiesta di tanti suoi concittadini, non posso fare altro che complimentarmi con Luisa Bergamin e con tutti coloro che si sono adoperati per restituire la libertà ad un povero vecchio cane che a tutti ha elargito amicizia ed a nessuno ha mai fatto del male, e per aver avanzato una richiesta, quella appunto del cane di quartiere, che potrebbe costituire un interessante precedente per la risoluzione di altri casi analoghi, evitando tra l’altro all’Amministrazione comunale il pagamento di una quota al nostro rifugio.

Il mio pensiero va però anche all’altro cane, catturato con Nerone, che si trova ancora presso di noi: erano diventati amici, si muovevano insieme, la salvezza di uno solo di loro mi rende felice a metà. Chi sa che qualcuno tra quegli abitanti di Pievebovigliana che hanno già dimostrato tanta sensibilità non decida di telefonare per chiedermi di prendersi questo bellissimo cucciolotto, incrociato con il pointer, facendo sì che, per una volta, come nelle favole, una storia triste abbia per tutti i protagonisti un lieto fine?

Roberto Cola

Presidente sez. Camerino L.N.D.C.

La lupa di Morro


E’ una femmina anziana, imponente, estremamente serena, con uno sguardo così dolce e profondo che mi fa pensare, insieme, a quei grandi vecchi che non dicendo una parola sembrano conoscere tutto della vita, ed al lupo che incontrò Francesco d’Assisi. Sta lì da diversi anni, tutti la considerano il loro cane ma nessuno se ne prende realmente cura dandole un ricovero sicuro e, soprattutto, proteggendola dalla strada.

La natura fa il suo corso, come sempre, la lupa si accoppia e rimane incinta. E’ ormai forse troppo grossa, il latte sta cominciando a scendere: qualcuno già si prenota per affogare la cucciolata. Irene, una graziosissima e sensibile studentessa universitaria, mi avverte, c’è da far presto, i cuccioli non di razza non li vuole più quasi nessuno, e poi con i propositi che circolano non si può scherzare.

Prenoto l’intervento, e mercoledì mattina professionisti esperti e disponibili, nonostante il rischio, con tutte le precauzioni la sterilizzano, ovviamente provocando l’aborto. L’operazione riesce perfettamente e dopo un quarto d’ora la lupa è già sveglia, con lo stesso sguardo tranquillo che forse nasconde un amaro presentimento o consapevolezza; poco lontano, in un contenitore, il triste frutto della gravidanza interrotta.

Rimango nello studio veterinario, ho altre femmine da sterilizzare. Arriva una giovane coppia con una cocker bianca e nera ed un grande contenitore di plastica: all’interno sei splendidi cuccioli di circa trenta giorni, venuti per la seconda visita di controllo prima dell’attribuzione del pedigree e l’affidamento. D’istinto li accarezzo, li ammiro, chiedo di loro, poi subito dopo penso a ciò che sono venuto a fare, la tristezza mi assale insieme ad un nodo alla gola, nonostante sia convinto di aver agito per il male minore.

E’ l’eterno conflitto tra ricchi e poveri, tra potenti e diseredati, tra coloro che probabilmente avranno tutto dalla vita e coloro cui manca il diritto alla vita stessa. E’ soprattutto la necessaria conseguenza di tanta leggerezza ed irresponsabilità con cui la gente di oggi, così evoluta e tecnologicizzata, a volte continua a comportarsi.

La cosa più brutta è che debba essere gente come me, che vorrebbe vedere un cane in ogni giardino, a dover provvedere in maniera a volte così drastica pagando di persona, e non mi riferisco assolutamente al costo dell’intervento, soltanto alla sofferenza che, ogni volta e sempre maggiormente, certi fatti mi procurano.

Ora la lupa è con me per la convalescenza. Mi hanno già chiesto di riportarla a Morro: ho risposto che ci tornerà soltanto se avrò precise garanzie che le venga finalmente assicurata la vita tranquilla e decorosa, anche se da cane, che sicuramente merita.

Roberto Cola

Tanti cuccioli in un sacchetto

Martedì 7 giugno, ore  17.45: ricevo da una gentile  signorina l’ennesima  telefonata per l’ennesimo  ritrovamento di un  sacchetto di plastica con  dentro diversi cuccioli di  cane, con gli occhi ancora  chiusi ma vivi. Trovandomi  in condizioni personali e  familiari piuttosto critiche, ho chiesto alla ragazza di provare in prima persona a nutrirli, dandole tutte le spiegazioni del caso, e di farmi conoscere gli sviluppi della situazione. Ho abbassato la cornetta da pochi minuti e mi sono messo a scrivere, quindi per ora non sono in grado di darvi ulteriori informazioni, ma nel frattempo la telefonata di un’altra giovane mi informa dello stesso fatto. Mi sorge allora spontanea una domanda: perché queste telefonate le riceviamo sempre noi e non coloro che per legge sono preposti alla salute degli animali?

Voglio nel frattempo informarvi che, a seguito di una visita dei NAS-NOE al rifugio della sezione che presiedo, è emerso che i cani sono tenuti in modo più che dignitoso, ma che il rifugio stesso è sprovvisto dell’autorizzazione sanitaria (da noi richiesta molti anni fa) per un non corretto smaltimento dei rifiuti liquidi. Questo fatto ha provocato un’ordinanza dell’ASUR con la quale si intima ai Comuni che si sono sempre serviti del nostro rifugio di non ricoverare ulteriori cani e di comunicare alla stessa ASUR l’eventuale altra destinazione per i randagi reperiti nel territorio.

Prescindendo dal fatto che nella zona non esistono altre strutture e che quelle più lontane sono, come del resto la nostra, praticamente sempre intasate, mi sorge un’altra domanda: se l’autrice della telefonata non riuscirà a svezzare questi cuccioli e si rivolgerà al Comune di Camerino, cosa le verrà risposto? Dove reperiranno persone così disponibili ed amanti degli animali da essere disposte a fare da balia a questi sfortunati, cosa che io, Margherita e Daniela abbiamo fatto centinaia di volte, senza coinvolgere nessuno, spesso senza informare nessuno? Li destineranno ad una pensione-mercato di quelle che invece hanno tutte le autorizzazioni per vendere nelle nostre piazze, spesso con scarsissime garanzie, ogni sorta di animali, anche quelli esotici che non potrebbero essere venduti? O chiederanno alla giovane che mi ha contattato di fare uno sforzo ulteriore per risolvere il problema senza altri coinvolgimenti ufficiali? E gli altri randagi? Finiranno nei luoghi sopra menzionati dove, se ci si accorge di un qualche problema fisico si aspetta soltanto che il cane muoia, tanto ce n’è un altro in lista di attesa, o potranno continuare a venire da noi che abbiamo da anni con la Clinica Veterinaria di Matelica una corsia preferenziale e la precedenza su tutti quando arriva il nostro Berlingo, della qual cosa non finirò mai di ringraziare il professor Andrea Spaterna e tutti i suoi collaboratori?

Dico questo con l’amarezza profonda di coloro che sanno di aver fatto mille volte più del dovuto per gli animali che, lo ripeterò fino alla noia, hanno almeno lo stesso diritto alla vita di chi li infila in un sacco di plastica, e di essere stati per ora ripagati con una moneta che farebbe immediatamente rimangiare all’onorevole Calderoli le considerazioni negative a proposito dell’euro.

Roberto Cola